Perché i dispositivi d’arresto d’emergenza sono protezioni complementari?

I dispositivi d'arresto d'emergenza

 

Quando si parla di sicurezza sul luogo di lavoro, i dispositivi d’arresto d’emergenza svolgono un ruolo fondamentale nel prevenire incidenti e ridurre il rischio di infortuni.

Sono inoltre obbligatori per legge. Tuttavia, questi dispositivi sono considerati protezioni complementari e non primarie. Eppure nessuno si sognerebbe mai di non mettere, ad esempio, un pulsante a fungo nei pressi di operazioni potenzialmente pericolose. Vediamo i motivi.

Intervengono dopo l’emergenza

I dispositivi d’arresto d’emergenza sono progettati per intervenire quando è già in corso una situazione di emergenza o un pericolo imminente.
Quindi, un pulsante a fungo di emergenza viene premuto per arrestare una macchina solo dopo che si è verificato un problema. Questo significa che, nonostante la loro efficacia nel mitigare i danni, non prevengono il verificarsi dell’incidente.

Un altro esempio si può verificare in un impianto di produzione, dove un dispositivo d’arresto d’emergenza può fermare immediatamente una catena di montaggio quando si verifica un’anomalia, evitando ulteriori danni o infortuni. Tuttavia, il dispositivo non può impedire l’origine stessa dell’anomalia.

Protezioni primarie precedenti


I dispositivi d’arresto d’emergenza sono utilizzati in combinazione con protezioni primarie e misure preventive.

Queste protezioni primarie sono progettate per evitare situazioni di pericolo in anticipo e rappresentano la prima linea di difesa contro gli incidenti.

Ad esempio, in un laboratorio chimico, le protezioni primarie  includono l’uso di camici protettivi, guanti e occhiali. Queste misure prevengono il contatto diretto con sostanze pericolose. Il dispositivo d’arresto d’emergenza entra in gioco solo se queste protezioni primarie non riescono a prevenire un incidente.

Un altro esempio è la protezione a campata mobile spesso utilizzata in macchinari industriali. Ad esempio, in una pressa meccanica, una protezione a campata mobile può coprire la zona in cui avviene la compressione. Questo previene il contatto accidentale delle mani o di altri oggetti con parti mobili, riducendo il rischio di gravi lesioni o infortuni mortali. In questo caso, l’effetto preventivo proviene dalla protezione, e non dal dispositivo d’emergenza.

Ruolo complementare nella catena di sicurezza

 

I dispositivi d’arresto d’emergenza sono parte di una catena di sicurezza più ampia. Sono progettati per essere un elemento di backup che può essere utilizzato quando altre protezioni primarie falliscono. La catena di sicurezza comprende una serie di livelli di protezione che lavorano sinergicamente per mantenere un ambiente di lavoro sicuro.

Esempio: in un impianto chimico, la catena di sicurezza inizia con l’uso di dispositivi di rilevamento di gas per monitorare la presenza di sostanze pericolose nell’aria. Se viene rilevata una concentrazione eccessiva, vengono attivati allarmi acustici e visivi. Se nonostante questi avvisi il problema persiste, il dispositivo d’arresto d’emergenza può essere utilizzato per fermare le operazioni.

Questo, assieme all’obbligatorietà per legge della loro presenza, sottolinea l’importanza di questi dispositivi come parte integrante delle misure di sicurezza.

In conclusione, i dispositivi d’arresto d’emergenza sono considerati protezioni complementari che intervengono dopo l’insorgere di una situazione di emergenza.

Tuttavia, la legge li rende obbligatori per proteggere i lavoratori e devono essere presenti e immediatamente accessibili in tutte le posizioni e situazioni di funzionamento. 

La loro efficacia si combina con altre protezioni primarie e misure preventive per garantire un ambiente di lavoro il più sicuro possibile.

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2023-10-24T14:36:17+02:00